Aiutare i bambini a mangiare sano.

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a cura della Dott.ssa Naomi Montuori – Biologa Nutrizionista – 

In Europa un bambino su tre è sovrappeso, in Italia la percentuale di bambini sovrappeso è aumentata di 3 volte dal 1975 al 2016. In particolare al sud la situazione è ancora più grave, ad esempio in Campania il 50% dei bambini è sovrappeso o obeso. Con questi numeri si può parlare di una vera e propria epidemia. Anche l’incidenza di malattie come il diabete di tipo 2, l’ipertensione e il fegato grasso, sta rapidamente aumentando nella popolazione infantile.

Ricerche scientifiche hanno dimostrato che è molto probabile che un bambino obeso sarà un adulto obeso con tutto ciò che ne consegue in termini di rischi per la salute.  Ciò significa che dobbiamo prestare grande attenzione all’alimentazione dei bambini e a non procrastinare il problema pensando che poi dimagrirà da grande, perché probabilmente questo non accadrà.

La maggior parte dei bambini in sovrappeso lo è a causa di un eccessivo apporto di zuccheri e scarsa e assente attività fisica: merendine, succhi di frutta zuccherati, caramelle, bevande dolci gasate sono i cibi preferiti dai bambini. Quello che succede però è che gli zuccheri semplici sono assorbiti molto rapidamente e sono in grado di elevare bruscamente la glicemia. Il pancreas è costretto a produrre notevoli quantità di insulina per fronteggiare l’eccessiva concentrazione di glucosio nel sangue; a sua volta, il massiccio rilascio di insulina causa un brusco calo della glicemia, che determina il ritorno del senso di fame. Quindi il bambino che ha consumato un cibo molto dolce avrà di nuovo fame dopo poco tempo e con buona probabilità ci chiederà altro zucchero e il ciclo ricomincia.

A lungo andare questo circolo vizioso porta non solo un aumento di peso, ma anche un affaticamento del pancreas che è stato sovrastimolato e questo può determinare la comparsa del diabete. Inoltre gli sbalzi glicemici sono dannosi anche nel breve periodo, infatti portano sonnolenza e calo di concentrazione e quindi del rendimento scolastico.

Modificare l’alimentazione di un bambino è una sfida ardua ma esistono sicuramente dei sistemi che possono aiutarci: innanzitutto i bambini imitano quello che vedono fare ai grandi, quindi non possiamo pretendere che i nostri figli mangino in modo sano se noi siamo i primi a non farlo. Se tutta la famiglia adotta uno stile di vita sano il bambino sarà più stimolato a seguirlo a sua volta. Sia dal punto di vista della dieta che dell’attività fisica.

Dobbiamo prestare molta attenzione al momento del pasto. Quando, dove e in che modo mangiamo è molto importante. Il bambino non deve mangiare di fretta, magari in macchina mentre torna da scuola, o mentre presta attenzione ad altro, tipo la tv o il tablet. Il bambino deve imparare ad ascoltare i messaggi che gli manda il suo corpo durante il pasto, come la sensazione di pienezza e sazietà.

I bambini spesso non riescono a sentire questi messaggi perché è comune che siano i genitori a decidere la quantità di cibo che il bambino deve ingerire. Sentire lo stimolo di fame e sazietà è importantissimo perché è ciò che ci permette di regolare l’ apporto calorico in base alle nostre reali necessità. Se i genitori forzano il bambino a finire il piatto o a mangiare quando dice di essere sazio, trasformano i segnali di fame-sazietà da segnali interni a segnali esterni, a lungo andare, il bambino non riuscirà più a riconoscere la sensazione di sazietà e rischierà di mangiare più del dovuto.

Altro errore comune è quello del sistema ricompensa e obbligo: il classico “se fai il bravo ti compro un gelato” fa sì che il bambino veda il cibo dolce e ipercalorico come una ricompensa, qualche cosa di positivo e piacevole. Questo, a livello inconscio aumenta la tendenza a consumare quel cibo che viene collegato ad una sensazione di benessere.  I cibi salutari invece spesso sono presentati ai bambini come un obbligo “mangia i broccoli altrimenti non potrai giocare”. Questo collega un cibo salutare ad una sensazione di pressione e noia riducendo la tendenza ad assumere quel cibo.

Tra l’altro i bambini hanno un tipico atteggiamento neofobico, di riluttanza di fronte ad un cibo nuovo. Però va detto che la papille gustative possono essere “educate” verso un nuovo sapore. Quindi bisogna incoraggiare i bambini ad assaggiare i cibi non preferiti, presentandoli in maniera gradevole o provando a coinvolgerli nella preparazione. Possiamo continuare ad offrirli anche se sono rifiutati inizialmente, infatti è stato dimostrato che la preferenza verso un nuovo sapore può comparire anche dopo 10 tentativi.

Quindi riassumendo diciamo che dovrebbe esistere una divisione delle responsabilità tra il genitore ed il bambino: il genitore decide quando, dove e cosa mangiare mentre il bambino può decidere quanto mangiarne.

 

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