Gli Alimenti Funzionali. Probiotici, Prebiotici e Simbiotici: quali sono e a cosa servono

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Il termine “alimenti funzionali” indica tutto ciò che influenza beneficamente una o più funzioni del corpo. Oltre ad avere effetti nutrizionali adeguati, tanto da risultare rilevante per uno stato di benessere e di salute o per la riduzione del rischio di una malattia.

Gli alimenti funzionali possono essere:

  1. alimenti naturali, per esempio il pesce, soprattutto azzurro, ricco di omega 3 (riduzione del rischio cardiovascolare), i pomodori ricchi di licopene e derivati (riduzione del rischio tumorale), tutta la famiglia dei cavoli (le cosiddette Brassicacee), contenenti metaboliti sufurei (riduzione del rischio tumore al colon soprattutto), il succo di uva nera ricco di composti polifenolici (riduzione del rischio cardiovascolare e tumorale) e la soia contenente fitoestrogeni (riduzione del rischio cardiovascolare);
  2. un alimento cui è stato aggiunto un nutriente (essenziale o meno) già presente in origine ma in concentrazioni minori;
  3. un alimento cui è stato aggiunto un nutriente (essenziale o meno) che era del tutto assente;
  4. un alimento cui è stato sottratto (del tutto o in parte) un certo componente;
  5. un alimento in cui uno o più componenti sono stati modificati mediante un processo tecnologico o biotecnologico;
  6. un alimento trattato in modo da aumentare la biodisponibilità di uno o più dei suoi nutrienti.

Tra gli alimenti funzionali “modificati” dall’uomo possiamo trovare i cosiddetti probiotici, prebiotici e simbiotici.

I probiotici

Il termine ‘probiotico’ deriva dal greco ‘pro-bios’, che significa ‘a favore della vita’. Si tratta di microrganismi vivi e attivi (ad esempio batteri), capaci di esercitare un effetto positivo sulla flora batterica intestinale.

Quando parliamo di ‘probiotici’ ci riferiamo ad alimenti o integratori che contengono in numero sufficientemente elevato di microorganismi vivi ed attivi, che riequilibrano l’intestino.

Devono essere in grado, qualora assunti per bocca, di sopravvivere all’acidità gastrica e arrivare fino all’intestino. Per essere efficaci, dovrebbero essere assunti sempre e solo a stomaco vuoto, per un tempo medio di 3 – 4 settimane e in un quantitativo di almeno un miliardo di batteri al giorno. È difficile assumerli con la dieta, per cui l’unica soluzione è l’integrazione in caso di necessità.

I prebiotici

Oltre ai probiotici, abbiamo i ‘prebiotici’. Essi favoriscono la crescita di batteri “buoni”, ma sono sostanze indigeribili e non assorbibili. Rappresentano infatti il nutrimento dei probiotici e ne stimolano l’attività nel tratto gastro-intestinale.

Secondo quanto stabilito dal Ministero della Salute, si tratta di sostanze di origine alimentare non digeribili che, se somministrate in quantità adeguata, portano beneficio al consumatore grazie alla promozione selettiva della crescita e/o dell’attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale, o assunti contemporaneamente al prebiotico.

Tra queste sostanze ricordiamo fibre idrosolubili, beta-glucani, fructani, oligofruttosaccaridi, inulina, lattulosio, e molti altri che promuovono la crescita, nel colon, di una o più specie batteriche utili allo sviluppo della microflora probiotica. Assumere prebiotici attraverso la dieta è fondamentale.

I cibi che li contegono sono:

  • frumento
  • miele
  • germe di grano
  • aglio e cipolla
  • legumi

Sono presenti anche in molti alimenti fermentati come:

  • il pane o la pizza con il lievito o pasta madre
  • lo yogurt (meglio quello preparato in casa con i fermenti)
  • il kefir (bevanda ricca di fermenti lattici e probiotici ottenuta dalla fermentazione del latte fresco di pecora, capra o vacca)
  • i crauti
  • il miso (condimento derivato dai semi della soia gialla, di origine giapponese, cui spesso vengono aggiunti cereali come orzo o riso, segale, grano saraceno o miglio)
  • il tempeh (alimento fermentato ricavato dai semi di soia gialla noto anche come “carne di soia”)
  • il kombucha (tè addolcito e fermentato con una massa solida macroscopica chiamata “coltura di kombucha” che contiene una simbiosi di Acetobacter, batteri che producono acido acetico e lievito)
  • i formaggi fermentati (per esempio Gorgonzola, Rocquefort)

I simbiotici

Oltre a prebiotici e probiotici, vi sono i ‘simbiotici’. Questi sono un mix dei primi due con un’azione sinergica.

Gli studi scientifici hanno mostrato la loro capacità di migliorare i probiotici e rappresentare un substrato specifico alla flora batterica intestinale già residente.

Sono molto utili in caso di intolleranza al lattosio. Dove, tra l’altro, i soli prebiotici spesso falliscono, e in caso di necessità di assorbimento di alcuni minerali (come il ferro), a seguito di diarrea, di assunzione di antibiotici oppure nella riduzione dell’infiammazione dell’intestino, spesso causata da una cattiva alimentazione, inquinamento e stress.

 

 Articolo del Dottor Andrea Sbrana – Biologo Nutrizionista

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