Nessuno mi può togliere il pane di bocca.

Categorie

Archetipi e Cibo: una lettura concreta tra bisogno di sicurezza, società e amore, ai tempi del Covid-19

a cura della Dott.ssa Elisa Fava.

Una cosa che mi ha colpito particolarmente fin dall’inizio della pandemia è che uno dei prodotti diventato irreperibile sul mercato, a parte mascherine e alcool, sia stato il lievito di birra. Una “particolarità molto italiana”: in un momento di crisi e di isolamento ci siamo dati tutti alla panificazione di “massa”: pizza, pane, ciambelle, torte, focacce… di tutto e di più ! Questo tipo di reazione all’isolamento ci ha fatto spesso sorridere ma, personalmente, lo ritengo uno spunto di grande riflessione: quali risorse interne e non, ogni persona ha attivato o messo in gioco per poter fronteggiare un tale shock? Quali Archetipi si sono attivati e ci hanno richiamato ad esperienze passate o familiari tramandate?


Archetipi al “forno” .


Street Art – Sardegna, Nuoro, Marghine
Murales non firmat
o

La parola Archetipo deriva dal greco antico arché, cioè «inizio, principio originario» e typos «modello, marchio, esemplare».   Jung lo definisceuna sorta di impronta digitale dell’umanità che rimane scolpita nell’inconscio di tutti gli individui”.

Cosa interessante, che ritengo importante sottolineare, è che l’archetipo diventa tale da influenzare la nostra vita nel momento in cui un evento personale o storie tramandate all’interno della cultura collettiva di appartenenza attivano “modelli funzionali innati “ che, nel loro insieme, costituiscono la natura umana. Possiamo quindi dire che tanto la storia privata che la cultura di un individuo determinano quali archetipi domineranno la sua vita. Se è vero questo, gli archetipi assunti dagli individui di cultura occidentale non saranno probabilmente gli stessi degli individui di cultura africana o giapponese.

E’ solo una piccola premessa teorica ma mi aiuta a condividere con voi  “tre  immagini” che fanno parte della mia storia e della mia cultura relativamente a quella che è stata definita “ pandemia”- il che significa che colpisce e ha colpito tutti sul pianeta. Un contesto nel quale, in un periodo brevissimo, gli Archetipi di ogni cultura o individuo si sono messi contemporaneamente tutti in movimento. Quindi, al di là dell’esperienza personale, ho cercato di analizzare come la collettività ha reagito a questo evento inaspettato partendo da un rito comune: il PANE.


Le 3 immagini della pandemia: lo Shock, la Speranza, la Risorsa.

Lo Shock: la pandemia

Street Art – Autore: Banksy

Questa immagine rimanda alla percezione della fine ineluttabile: l’Apocalisse, la fine del mondo, la Peste nera (1346. Si sviluppa in oriente fino all’occidente), la Peste di Milano (1630), l’ Influenza Spagnola (1920) la prima pandemia mondiale del XX secolo, tutte esperienze impresse nell’inconscio collettivo.  L’immagine rimanda all’archetipo di Morte-Rinascita, che in ogni ciclo mitologico, favola o storia vede l’eroe affrontare terribili prove prima di tornare, trasformato, a riprendere il cammino.

La “morte-rinascita” è legata ad un tempo ciclico e circolare, dove tutto inizia e finisce econtiene in se’ il germe della trasformazione e della rigenerazione. E’ un archetipo che, se letto in questi termini, ci conduce alla Speranza.

La Speranza: “Andrà tutto bene”.

Street Art – Autore: un emulo di Banksy ha sostituito il palloncino con il Covid.
Questo murales si trova in Italia a San Bassano

La Speranza è rappresentata in modo significativo dallo slogan “Andrà tutto bene” condiviso da tutta la popolazione italiana e nel mondo. L’uomo è per eccellenza un essere sociale, il neonato non è in grado di sopravvivere se un altro essere umano non soddisfa le sue necessità primarie.  Questa necessità innata, strutturale, di sentirsi vicini all’altro in un senso di interconnessione quale condizione necessaria alla sopravvivenza.

Di fatto la pandemia ha portando un senso di comunità, di reciprocità e responsabilità. Tutti gli individui sulla terra sono stati chiamati alla responsabilità: “Quello che faccio ha un effetto sul mio vicino e quindi dobbiamo diventare più consapevoli delle nostre decisioni e azioni quotidiane”

La Risorsa. Il cibo: ricette d’amore.

Street Art – Autore: Banksy. Particolare

E qui torniamo al PANE, al cibo, al nutrimento.

Il Cibo evoca, e non solo nella nostra cultura, quel desiderio di cucinare e di cibarsi che rimanda ad una necessità primordiale di sopravvivenza.

Per me il cibo è un “atto d’amore” nei confronti di noi stessi e degli altri. Nutrirsi e nutrire, è un modo per prendersi cura, io mi cibo per vivere e stare bene,io ti cibo perchè tengo al tuo benessere e sono gratificata dal fatto che il cibo che ti offro ti piaccia: io tengo a te come a me stessa.

Bruno Bettelheim, psicoanalista austriaco superstite dell’Olocausto che si è occupato di autismo, di bambini e adulti psichiatrici ospedalizzati, scrivendo fra i tanti, il libro “L’amore non basta. Trattamento psicoterapeutico dei bambini che presentano disturbi affettivi”, sottolinea come il cibo di per sé non basta a “nutrire” e far sopravvivere il bambino.

Il cibo, secondo Bettelheim, ha valore nutritivo solo se accompagnato da una relazione affettiva significativa e ci parla del cibo come “grande socializzatore”.

In questo senso il Cibo è da intendersi non solo come alimento da ingerire che placa la fame , ma fonte di grande gioia che rappresenta un contatto, una comunicazione con l’altro (colui che ci nutre), uno scambio che non solo sazia, ma trasmette sensazioni, emozioni affetti.

Il rituale dell’alimentazione per il neonato non è legato soltanto al soddisfacimento del bisogno di nutrimento, ma costituisce anche un importante veicolo di relazione con il mondo esterno, diviene il contatto con tutto ciò che è altro da sé.

Così come portare alla bocca un oggetto per il bambino è il modo più immediato di conoscerlo, è chiaro che questa nostra esperienza infantile con il cibo è un imprinting che ci portiamo nel mondo adulto.


Street Art – Autore: Banksy

Tornando alla panificazione in massa del pane e della pizza, che ha caratterizzato questo periodo, emergono nella mia mente alcune frasi che forse possono dare un senso a questo comportamento singolare: ”nessuno mi può togliere il pane di bocca! (…) se non rimane nulla da acquistare nei supermercati, comunque posso sopravvivere“ , ricordando come si faceva ai tempi della guerra o carestia, quando l’unico alimento che garantiva la sopravvivenza era il pane.

Quindi, avere il pane in casa garantisce il nutrimento, la sopravvivenza del singolo e del proprio nucleo familiare – questo è il significato che intuisco, quale reazione istintiva , innata  per affrontare l’emergenza COVID19. In questo senso FARE IL PANE appartiene a uno dei modelli funzionali (archetipi) che costituiscono il nostro inconscio collettivo: il pane è presente in ogni cultura antica e moderna come alimento. E’ simbolo di fede e condivisione.

Partendo da questo presupposto,  la scelta della Risorsa interna che molti di noi hanno attivato per far fronte all’incognita, al senso d’impotenza, all’isolamento, alla solitudine, alla sofferenza e alla malattia è proprio uno dei pochi elementi della nostra vita il cibo, il pane  –  che racchiude in sè tre aspetti fondamentali: nutrimento per il corpo (materia), l’anima e lo spirito . Significati che – ripercorrendo la storia dell’umanità – si ritrovano sovente.


Un pensiero dedicato a tutti noi


Street Art – Autore: Banksy

Nutro una profonda fiducia nell’essere umano, soprattutto nella sua capacità di mettersi in ascolto e comprendere cosa è necessario alla sua sopravvivenza (interiore e materiale). Credo che tutti noi lo abbiamo dimostrato attraverso il desiderio di riappropriarci dello scettro di co-creatore della nostra vita per esercitare – come direbbe “l’Alchimista” di Paulo Coelho – la propria Leggenda Personale con serena e gioiosa responsabilità.


Per chi desidera divertirsi con la Storia

Il pane “nei secoli…dei secoli”

Questa pagnotta risale a 2000 anni fa ed è stata ritrovata recentemente in un’area archeologica del Forlivese

A rinforzo di quanto affermato sopra, aggiungo un breve excursus sul valore simbolico tramandato nel tempo e dell’uso che le popolazioni antiche hanno fatto del pane fino al giorno d’oggi.

Il pane come alimento

Ben prima della nascita di Cristo il pane era l’alimento principale dell’uomo. Scavi archeologici ed antiche iscrizioni ci permettono di asserire che esso fu il nutrimento base sia degli Egizi che dei Romani. Erodoto racconta che, mentre gli altri popoli gettavano via la pasta inacidita, gli Egiziani la conservavano con cura meticolosa. In ogni casa egizia era custodita gelosamente come fosse cosa sacra poiché, come per magia, rendeva il pane in cottura soffice e fragrante. Questo era considerato un misterioso fenomeno dall’origine forse soprannaturale.

Così ai tempi dei nostri Nonni: in campagna ogni casa colonica possedeva un forno che veniva scaldato ogni sette o otto giorni e serviva a cuocere il pane della famiglia e per turno anche quello dei vicini e delle famiglie circostanti.

Il pane nei miti greci e nella Bibbia ed il suo significato teologico.

I grandi poeti e gli storici dell’antichità classica hanno spesso sottolineato l’importanza di questo alimento, la cui presenza si perde davvero nella notte dei tempi, come l’archeologia ha poi confermato. Nei miti dei greci e dei latini, addirittura gli dei avrebbero insegnato agli uomini come fabbricarlo. Secondo i Romani ci vollero addirittura due abitanti dell’Olimpo per inventarlo: Cerere, divinità del frumento e Pan che insegnò a cuocerlo. L’origine della parola pane deriva dal latino panis, oggi per noi pane , pain in francese e pan in spagnolo proprio per la sua origine legata al dio di questo nome.

In ebraico, lehem significa «nutrimento»: i figli di Adamo chiamavano così il pane, l’alimento per eccellenza e il più comune, indispensabile alla vita. Da spezzare, non da tagliarsi,  per il rispetto di cui doveva essere oggetto.

Nella Bibbia il pane è simbolo di lavoro e sacrificio così come nel suo significato concreto e simbolico, è un dono dall’alto, da chiedere con umiltà Il Siracide 29,28 per esempio, afferma che “Indispensabili alla vita sono l’acqua, il pane, il vestito, una casa che serva da riparo”. Il tutto però non deve rimanere legato alla dimensione egoistica del singolo, ma di condivisione con l’altro.

E se avete ancora “fame” vorrei sfamarvi con la citazione di Ivan Petrovic Pavlov (1849- 1936), famoso Medico, Fisiologo ed Etologo russo che qui riporto: “ Non è un caso che tutti i fenomeni della vita umana siano dominati dalla ricerca del pane quotidiano, il più antico legame che lega tutti gli esseri viventi, incluso l’uomo, con la natura circostante.”

Elisa Fava

Bibliografia contenuti articolo

  • ‘Trasformazioni e simboli della libido’ ( 1912) di  Carl Gustav Jung
  • ‘Problemi generali in psicoterapia’(1929) di  Carl Gustav Jung
  • “Psico – Bio- Geneologia . Le vere origini della malattia “ di Antonio Bertoli (Macro edizioni.  2010)
  • “L’Eroe dentro di noi. Sei archetipi della nostra vita” di Carol S. Pearson (Astrolabio . 1990)
  • “L’Alchimista” di Paulo Coelho (1988)
  • “Tarocchi e archetipi. Il Maestro interiore. Manuale pratico di tarologia energetica”. Volume II. Di Simonetta Secchi e Alessandra Atti. (Museodei by Hermatena Edizioni – Mutus Liber . 2014)Articolo online “Dall’antico al nuovo testamento, dalla focaccia al pane . Il pane e la Bibbia: il pane è la pace . Di Elena Giannarelli  (2013 )

NEWSLETTER !

Iscriviti.
Non perdere aggiornamenti, eventi, eBooks, nuovi programmi, seminari, convenzioni e tanto altro.

    altri contenuti