Equilibrio acidobase, vivere alcalini

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a cura del Dottor Andrea Grieco

Di equilibrio acidobase si sente parlare già da un pò di tempo e di esso si legge con sempre maggiore frequenza . Non sempre chi ne parla o chi scrive mostra di aver chiari i termini della questione. Una prima precisazione, però è d’obbligo. Nella Medicina ambulatoriale, non ospedaliera, c’è un solo equilibrio acidobase di cui si possa parlare ed è quello della matrice extracellulare.

L’equilibrio acidobase del sangue è ben altro ed è infatti argomento specialistico. Riservato per lo più ad anestesisti-rianimatori, clinici medici, pneumologia, nefrologi, operanti in strutture ospedaliere dove afferiscono pazienti generalmente gravi, spesso in pericolo di vita.

Espressioni del tipo “se il sangue diventa acido si va in ansia o insorgono molti disturbi”, oppure “una alimentazione proteica acidifica il sangue”, sono frasi che si leggono a volte in riviste dedicate al salutismo. Sono prive di senso, perché contrarie alla realtà clinica, che vede anche soltanto nella lievissima acidità ematica un pericolo grave per la vita. Il pH nel sangue

Proprio per non fare confusione anche noi, ricordiamoci che:

  • il range del pH nel sangue è compreso fra 7.35 e 7.45;
  • a 6.90 il paziente è a rischio di arresto cardiaco o coma
  • un valore di pH di 6.80 è incompatibile con la vita

Tutta un’altra cosa è l’ Equilibrio Acidobase della Matrice Extracellulare

Ciò di cui si può parlare, in ambito extra ospedaliero, è dell’equilibrio acidobase della matrice extracellulare. Con questo nome ci si riferisce all’insieme di tutti gli spazi che circondano le cellule. Spazi costituiti da acqua, cellule, vasi, terminazioni nervose neurovegetative. Con i quali tutte le cellule del corpo hanno scambi continui.

Il concetto di matrice extracellulare fu definito alla fine degli anni 70 da Pishinger, dell’Università di Vienna. Egli introdusse il concetto, attribuito ad essa, di Sistema di regolazione di base. Un Sistema cioè funzionante come un network, una rete comunicativa, deputata allo scambio di informazioni fra cellule ed ambiente circostante. Si tratta di un progresso enorme rispetto ad una concezione, ancora imperante nei testi di Patologia Generale. Esso identifica la matrice extracellulare nella sostanza fondamentale anista o amorfa, definizione istologica, statica, che appare assolutamente impropria a definire la dinamicità della matrice. Il vero grande “organo” di connessione fra i vari sistemi biologici dell’organismo. È dalla matrice extracellulare che le cellule prendono micronutrienti, vitamine, minerali, ossigeno e ad essi cedono i residui acidi del loro metabolismo.

Il pH alcalino

Dalla qualità della matrice extracellulare, quindi, dipende sia la salute delle cellule sia lo scambio di informazioni fra i vari organi ed apparati. In particolare il suo pH deve essere lievemente alcalino, cioè intorno a 7.4. Solo a questo valore di pH gli enzimi (detti “carrier transmembrana) che trasportano i micronutrienti da una parte all’altra della membrana cellulare, funzionano al meglio.

L’acidosi

L’acidosi di questi spazi extracellulari può essere la conseguenza di un’acuta o cronica mancanza di ossigeno, di origine vascolare ostruttiva o da vasospasmo. Ma anche, e direi sopratutto, da uno stile di vita acidificante: errori alimentari, scarso apporto di acqua, inattività fisica, eccesso di attività fisica, inquinamento, eccesso di stress, assunzione di farmaci, nicotina, alcol, ecc.

L’acidosi genera un ristagno di tossine acide nella matrice extracellulare. Il sistema immunitario si incarica di eliminarle attivando una risposta infiammatoria. In una Medicina impostata sulla soppressione dei sintomi, anche l’infiammazione, il più importante meccanismo di difesa di cui l’organismo disponga, è diventata un “malattia”. E come tala va trattata con sintomatici-palliativi. Se l’acidosi si mantiene nel tempo, rimane attiva anche la risposta immunitaria. Con la probabilità che diventi via via sempre più grave, con espressioni degenerative, se non addirittura, autoimmunitarie. Potrebbe sfociare in un’ infiammazione rivolta contro componenti stessi dell’organismo (cellule, articolazioni, mucose). Solo in questa fase autoimmunitaria, l’infiammazione eccessiva va modulata per ridurne l’effetto autodistruttivo.

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La progressioni dell’acidosi

Ad un livello estremo di degenerazione si colloca la degenerazione tumorale.

Quindi, in sintesi, la progressione é:

  1. da acidosi a infiammazione;
  2. da infiammazione a degenerazione;
  3. da degenerazione a degenerazione tumorale.

Questa equivalenza fra acidosi-infiammazione-degenerazione è quello che dobbiamo ricordare e che ci aiuterà a spiegare tante malattie e ci darà importanti indicazioni su come risolverle. Mantenere un corretto equilibrio acidobase è quindi la soluzione.

a cura del Dottor Andrea Grieco

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